Galileo
Maestro dei Chierici a Fiesole
Quella riportata sopra è la
scansione ufficiale della sua vita, percorsa come tante dalla formazione
scolastica e teologica e dai successivi incarichi e missioni
conferitigli dai superiori della Comunità francescana della Provincia
Toscana.
Per la
sua carica umana, la sua capacità di parlare al cuore degli uomini e per la
sua semplicità, ha avuto quasi sempre a che fare con i ragazzi e i giovani.
Quanta passione poi per la cultura! L’arte nella sua espressione più
ampia, la musica, il cinema, la filosofia e la psicologia
rappresentavano un campo immenso su cui poter sondare gli spazi infiniti
dell’animo umano, su cui trovare conferma e ulteriori ambiti di ricerca
della verità che solo Dio può dare.
All’inizio degli anni ’70
gli fu affidata dai superiori della Curia dei Frati Minori della Toscana
la cura e la formazione degli studenti di Teologia. A Fiesole trovava
così l’ambiente ideale della sua vita: una comunità stimolante di giovani
con cui aprire un rapporto profondo di maturazione umana, culturale e
religiosa. Ma come per tutte le esperienze più belle, non mancarono le spine,
la croce e, infine, il fallimento. Proprio all’inizio di tale esperienza,
ebbe anche una occasione di crescita umana straordinaria: fu inviato a Roma
dai Superiori a partecipare a degli incontri di formazione a cui presero parte
tanti pedagoghi e religiosi con incarichi simili al suo. In tali giornate
intense, durante una “seduta di gruppo” fu messo dolorosamente a
nudo nelle sue pretese, nei suoi modi un po’ alternativi di presentarsi,
nelle sue certezze. Raccontò che tutti i membri del gruppo gli si scagliarono
contro, trovando in lui la persona giusta da attaccare e da demolire. Lui non
si oppose, si fece mettere a nudo e si fece demolire fino in fondo. E ne trovò
davvero giovamento. Da allora iniziò il suo amore profondo per la psicologia
e la psicoanalisi. Capì che erano uno strumento davvero importante per
crescere e cercare di scoprire e risargire o quanto meno lenire antiche
ferite, un ausilio per imparare a crescere insieme all’interno di una
comunità. A pensarci bene troviamo già in Cristo e nel suo Vangelo un
modo rivoluzionario di guardare dentro noi stessi e gli altri, di guardare cioè
dentro l’animo umano e ai sentimenti, di non fermarsi all’apparenza, alle
norme che regolano la vita delle comunità e i rapporti umani in genere, senza
fermarsi all’apparenza e alle sovrastrutture con cui in realtà, non
di rado, vogliamo giustificare noi stessi, con cui vogliamo far passare per
verità il perseguimento dei propri bisogni, con cui vogliamo affermare un
potere sugli altri.
Negli anni trascorsi a Fiesole come responsabile della formazione dei
Chierici, iniziò anche la sua attività di psicoterapeuta. Tante persone si
rivolgevano a lui per essere aiutate e supportate nelle difficoltà della
vita, nella disperazione e nella solitudine. Certo quello che colpiva in lui
non era certo la sua capacità di psicoanalista. Tanta gente ci andava e non
sapeva neanche di andare da uno psicologo, ma semplicemente andava da un
sacerdote francescano capace di parlare al cuore. Quello che faceva scaldare
il cuore, un po’ come successe ai discepoli di Emmaus, era la sua umanità,
la sua capacità di parlare in profondità, era il suo amore per la verità.
Galileo
e il coro di gregoriano
Tra le tante persone che
hanno trovato in lui un riferimento importante per la propria vita c’è
anche un piccolo coro che canta il gregoriano e che si va costituendo fin dal
1985, partecipando fin dall’inizio della sua esistenza alla messa domenicale
nella Chiesa conventuale di San Francesco a Fiesole: il gruppo di cantori che
alla fine del 1992 inizio 1993 diventerà il Coro Gregoriano Viri Galilaei.
Con il coro inizia fin da
subito un rapporto speciale e Galileo vi indirizza via via negli anni altre
persone che andavano da lui per essere aiutate. In questo modo, purtroppo,
sorgono anche i primi fraintendimenti generati dalla mancanza di chiarezza
nell’adesione: spesso si aggregano persone alle quali non interessa
affatto il canto gregoriano ( non di rado per il semplice fatto o che
sono stonate o perché non interessate alla liturgia) e il coro diventa per
tanti punto di riferimento positivo ma anche negativo delle proprie
vicissitudini nella vita. Pur con tante difficoltà, Galileo ci investe
parecchio in questo gruppo. Cominciano le vacanze all’opera: si va
all’Arena di Verona all’opera, poi insieme dall’Arena si arriva fino a
Bregenz dove d’estate si svolge un importante Festival e infine per un paio
d’anni l’amore per l’opera ci spinge anche Monaco di Baviera.
L’iniziativa più
interessante e anche più coinvolgente/sconvolgente sarà comunque quella
legata agli incontri di analisi di gruppo che per alcuni anni faremo nel
Monastero di Camaldoli e nel Santuario della Verna. Galileo, giustamente, era
un po’ incerto se fare questo tipo di esperienza, interessante ma senza
dubbio soggetta a tanti rischi. Essere messi a nudo dagli altri con stati
d’animo non certo neutrali poteva generare rischi non da poco sulla tenuta
psichica delle persone. L’esperimento per un po’ andò avanti e
sicuramente tanti ne ebbero dei benefici. Poi, però, l’esperimento fu
interrotto sia per la difficoltà di tenuta di qualcuno dei partecipanti ma
anche per diversi altri motivi. Non da ultimo, perché eravamo tutti
abbastanza illusi di aver fatto chissà quali passi avanti nel nostro cammino
personale. Nel penultimo fine settimana in cui si fece questi incontri a
Camaldoli, Galileo mise bene in luce in uno degli incontri queste difficoltà
sia a livello individuale che di gruppo. Un mesetto dopo, trasferì dalla
registrazione audio quel discorso e dopo averlo sottoposto ad una verifica a
Galileo lo mandai a tutti i partecipanti come contributo perché ciascuno di
noi avesse ben presente tale quadro d’insieme.
Un’altra esperienza di
gruppo di breve durata si ebbe qualche anno dopo l’interruzione di tali
incontri. Dopo diverse mie sollecitazioni, Galileo si fece convincere a
presentare prima delle prove di canto del giovedì sera a San salvatore al
Monte il vangelo della domenica. Ben presto però Galileo si rese conto che il
gruppo intanto era cambiato, che qualche nuovo elemento aveva difficoltà a
recepire il suo sentire e ciò poteva creare non poche difficoltà. Dopo
qualche mese, anche questo esperimento si chiuse.
Le
mie impressioni
Che dire dell’esperienza di
tali e dei successivi anni? Abbiamo perso una grande occasione e abbiamo fatto
naufragare anche un sogno di Galileo. Sono convinto, infatti, che negli ultimi
anni della sua esistenza terrena anche Galileo, pur tra tante cose belle ed
esperienze positive vissute, abbia recepito come un fallimento il
rapporto con questo gruppo e, forse, chissà tutto ciò ha contribuito non
poco al suo desiderio di dipartita da questo mondo. Non siamo riusciti ad
andare oltre le piccole/grandi gelosie e invidie interpersonali e le nostre
difficoltà della vita soprattutto negli anni della sua esistenza le abbiamo
riversate su di lui, visto da tanti di noi come santone o taumaturgo capace di
trasformare l’acqua in vino o come padre buono finalmente capace di
riconoscere una qualche primogenitura. La sua disponibilità e carica umana
nonché questo rapporto preferenziale alla lunga sono diventati un laccio
anche per l’analisi individuale, un ostacolo insuperabile per la crescita di
ciascuno di noi e del gruppo.
Allora è stato tutto un
abbaglio/sbaglio?
Beh, questo senza dubbio no.
E’ difficile realizzare un sogno…. E’ difficile tradurre tutto in
positivo anche un’esperienza come quella descritta sopra. Bisogna anche
sapersi accontentare e cercare di fare tesoro degli errori, delle difficoltà
emerse in questo rapporto per sbagliare meno in futuro, cercando di percorrere
meglio la strada che la Provvidenza saprà ancora donarci.
Enzo