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               Padre Galileo Babbini

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Padre Galileo Babbini nacque a Viareggio (Lucca) il 4 settembre 1926 da Tito e Maria Angelici.

 Rimasto orfano di madre in tenera età, fu affidato dal padre ad un collegio di suore, le quali, raccontava Padre Galileo, lo accudirono amorevolmente. Dal 1938 al 1942 visse come fratino presso il collegio serafico di S. Romolo. Il 30 luglio 1942 vestì l’abito francescano e iniziò il noviziato nel Santuario della Verna, dove il 4 agosto 1943 pronunciò la professione semplice di frate minore. 
              Dal 1943 al 1944 completò gli studi ginnasiali a Sinalunga (Siena). Dal 1944 al 1946 frequentò il liceo a Siena, poi dal 1946 al  1947 a Cortona. Studiò Teologia prima a Fiesole (1947 – 1949), poi a Siena ( 1949-1951). Terminò la formazione con l’anno di Sacra Eloquenza  nel Convento di Sargiano ( Arezzo) tra il 1951 e il 1952. 

  Cantato messa nel 1952, entrò a far parte attivamente dell’Ordine dei Frati Minori della Provincia Toscana ricoprendo, nei vari conventi, questi uffici:

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1952, Convento di Montecarlo ( Arezzo): Vice Parroco;

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1953/1961, Empoli (Fi): Vice Parroco, predicatore, Assistente  dell’Ordine Francescano Secolare;

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1961/1970, Convento di San Francesco al Savonarola ( Firenze): Vice Parroco, assistente scout;

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1970/1973, Convento Francescano di San Casciano Val di Pesa ( Fi): Assistente OFS e UMF, Presidente Economo;

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1973, Convento di San Francesco a Fiesole: Vicario, Maestro dei Chierici, Coetus Educatorum, Incaricato della pastorale giovanile;

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1988/1999, Convento di Monte alle Croci: direttore Sante Messe, sacrista, organista.

Galileo Maestro dei Chierici a Fiesole

Quella riportata sopra è la scansione ufficiale della sua vita, percorsa come tante dalla formazione scolastica e teologica e dai successivi incarichi e missioni  conferitigli dai superiori della Comunità francescana  della Provincia Toscana. 

Per la sua carica umana, la sua capacità di parlare al cuore degli uomini e per la sua semplicità, ha avuto quasi sempre a che fare con i ragazzi e i giovani. Quanta passione poi per la cultura! L’arte nella sua  espressione più ampia, la musica, il cinema, la filosofia e la psicologia  rappresentavano un campo immenso su cui poter sondare gli spazi infiniti dell’animo umano, su cui trovare conferma e ulteriori ambiti di ricerca della verità  che solo Dio può dare. 

All’inizio degli anni ’70 gli fu affidata dai superiori della Curia dei Frati Minori della Toscana  la cura e la formazione degli studenti di Teologia. A Fiesole trovava così l’ambiente ideale della sua vita: una comunità stimolante di giovani con cui aprire un rapporto profondo di maturazione umana, culturale e religiosa. Ma come per tutte le esperienze più belle, non mancarono le spine, la croce e, infine, il fallimento. Proprio all’inizio di tale esperienza, ebbe anche una occasione di crescita umana straordinaria: fu inviato a Roma dai Superiori a partecipare a degli incontri di formazione a cui presero parte tanti pedagoghi e religiosi con incarichi simili al suo. In tali giornate intense, durante una “seduta di gruppo” fu messo dolorosamente  a nudo nelle sue pretese, nei suoi modi un po’ alternativi di presentarsi, nelle sue certezze. Raccontò che tutti i membri del gruppo gli si scagliarono contro, trovando in lui la persona giusta da attaccare e da demolire. Lui non si oppose, si fece mettere a nudo e si fece demolire fino in fondo. E ne trovò davvero giovamento. Da allora iniziò il suo amore profondo per la psicologia e la psicoanalisi. Capì che erano uno strumento davvero importante per crescere e cercare di scoprire e risargire o quanto meno lenire antiche ferite, un ausilio per imparare a crescere insieme all’interno di una comunità. A pensarci bene troviamo già in  Cristo e nel suo Vangelo un modo rivoluzionario di guardare dentro noi stessi e gli altri, di guardare cioè dentro l’animo umano e ai sentimenti, di non fermarsi all’apparenza, alle norme che regolano la vita delle comunità e i rapporti umani in genere, senza fermarsi all’apparenza e alle sovrastrutture con cui  in realtà, non di rado, vogliamo giustificare noi stessi, con cui vogliamo far passare per verità il perseguimento dei propri bisogni, con cui vogliamo affermare un potere sugli altri. 

         Negli anni trascorsi a Fiesole come responsabile della formazione dei Chierici, iniziò anche la sua attività di psicoterapeuta. Tante persone si rivolgevano a lui per essere aiutate e supportate nelle difficoltà della vita, nella disperazione e nella solitudine. Certo quello che colpiva in lui non era certo la sua capacità di psicoanalista. Tanta gente ci andava e non sapeva neanche di andare da uno psicologo, ma semplicemente andava da un sacerdote francescano capace di parlare al cuore. Quello che faceva scaldare il cuore, un po’ come successe ai discepoli di Emmaus, era la sua umanità, la sua capacità di parlare in profondità, era il suo amore per la verità.

Galileo e il coro di gregoriano

Tra le tante persone che hanno trovato in lui un riferimento importante per la propria vita c’è anche un piccolo coro che canta il gregoriano e che si va costituendo fin dal 1985, partecipando fin dall’inizio della sua esistenza alla messa domenicale nella Chiesa conventuale di San Francesco a Fiesole: il gruppo di cantori che alla fine del 1992 inizio 1993 diventerà il Coro Gregoriano Viri Galilaei.

Con il coro inizia fin da subito un rapporto speciale e Galileo vi indirizza via via negli anni altre persone che andavano da lui per essere aiutate. In questo modo, purtroppo, sorgono anche i primi fraintendimenti generati dalla mancanza di chiarezza nell’adesione: spesso si aggregano persone  alle quali non interessa affatto il canto gregoriano ( non di rado per il semplice fatto  o che sono stonate o perché non interessate alla liturgia) e il coro diventa per  tanti  punto di riferimento positivo ma anche negativo delle proprie vicissitudini nella vita. Pur con tante difficoltà, Galileo ci investe parecchio in questo gruppo. Cominciano le vacanze all’opera: si va all’Arena di Verona all’opera, poi insieme dall’Arena si arriva fino a Bregenz dove d’estate si svolge un importante Festival e infine per un paio d’anni l’amore per l’opera ci spinge anche Monaco di Baviera.

 L’iniziativa più interessante e anche più coinvolgente/sconvolgente sarà comunque quella legata agli incontri di analisi di gruppo che per alcuni anni faremo nel Monastero di Camaldoli e nel Santuario della Verna. Galileo, giustamente, era un po’ incerto se fare questo tipo di esperienza, interessante ma senza dubbio soggetta a tanti rischi. Essere messi a nudo dagli altri con stati d’animo non certo neutrali poteva generare rischi non da poco sulla tenuta psichica delle persone. L’esperimento per un po’ andò avanti e sicuramente tanti ne ebbero dei benefici. Poi, però, l’esperimento fu interrotto sia per la difficoltà di tenuta di qualcuno dei partecipanti ma anche per diversi altri motivi. Non da ultimo, perché eravamo tutti abbastanza illusi di aver fatto chissà quali passi avanti nel nostro cammino personale. Nel penultimo fine settimana in cui si fece questi incontri a Camaldoli, Galileo mise bene in luce in uno degli incontri queste difficoltà sia a livello individuale che di gruppo. Un mesetto dopo, trasferì dalla registrazione audio quel discorso e dopo averlo sottoposto ad una verifica a Galileo lo mandai a tutti i partecipanti come contributo perché ciascuno di noi avesse ben presente tale quadro d’insieme.

Un’altra esperienza di gruppo di breve durata si ebbe qualche anno dopo l’interruzione di tali incontri. Dopo diverse mie sollecitazioni, Galileo si fece convincere a presentare prima delle prove di canto del giovedì sera a San salvatore al Monte il vangelo della domenica. Ben presto però Galileo si rese conto che il gruppo intanto era cambiato, che qualche nuovo elemento aveva difficoltà a recepire il suo sentire e ciò poteva creare non poche difficoltà. Dopo qualche mese, anche questo esperimento si chiuse.

Le mie impressioni

Che dire dell’esperienza di tali e dei successivi anni? Abbiamo perso una grande occasione e abbiamo fatto naufragare anche un sogno di Galileo. Sono convinto, infatti, che negli ultimi anni della sua esistenza terrena anche Galileo, pur tra tante cose belle ed esperienze positive vissute,  abbia recepito come un fallimento il rapporto con questo gruppo e, forse, chissà tutto ciò ha contribuito non poco al suo desiderio di dipartita da questo mondo. Non siamo riusciti ad andare oltre le piccole/grandi gelosie e invidie interpersonali e le nostre difficoltà della vita soprattutto negli anni della sua esistenza le abbiamo riversate su di lui, visto da tanti di noi come santone o taumaturgo capace di trasformare l’acqua in vino o come padre buono finalmente capace di riconoscere una qualche primogenitura. La sua disponibilità e carica umana nonché questo rapporto preferenziale alla lunga sono diventati un laccio anche per l’analisi individuale, un ostacolo insuperabile per la crescita di ciascuno di noi e del gruppo.

Allora è stato tutto un abbaglio/sbaglio?

Beh, questo senza dubbio no. E’ difficile realizzare un sogno…. E’ difficile tradurre tutto in positivo anche un’esperienza come quella descritta sopra. Bisogna anche sapersi accontentare e cercare di fare tesoro degli errori, delle difficoltà emerse in questo rapporto per sbagliare meno in futuro, cercando di percorrere meglio la strada che la Provvidenza saprà ancora donarci.

Enzo

 

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